John: Tu come stai?

Charlie: Bene.

John: Bene? Lo sai bene cosa vuole dire, no?

Charlie: Sì, purtroppo.

John: Beota…

Charlie: Esitante…

John: Nevrotico…

Charlie: Ed emotivo… 

(THE ITALIAN JOB)

Ben trovati a Tutti;

Tre schegge impazzite quest’oggi, tre pensieri che sento la necessità di esplorare:

I primi due riguardano la serie A

1. Il campionato di Serie A è iniziato da 10 giorni, si sono disputate 3Dicasi3 partite, e secondo il tifoso Triestino Medio siamo già al Requiem della fu gioiosa macchina biancorossa di coach Dalmasson.

Non dirò che siamo ai topi che abbandonano la nave, perchè poi dovrei per correttezza dirvi chi ritengo essere i topi, che dopo anni di consenso cieco ora si riscoprono obiettivi e non ci tengo,  ma poco ci manca.

E’ cosa arcinota come io non sia tifoso della prima realtà cittadina (il mio cuore sportivo batte a Bologna, sponda V) ma mi pare di un’ingenerosità assoluta nei confronti di chi per 10 anni ha pescato a 40 centesimi i vari Parks, Green e quant’altro; chiaro che finita con l’ordinanza di custodia cautelare al suo presidente la “Sbornia” Alma, almeno momentaneamente (nessuno è colpevole fino al passaggio in giudicato della sentenza per fortuna) aspetta al sodalizio del Presidente Mauro un’annata lacrime e sangue, ma insomma credo che anni di nozze coi fichi secchi tra B e A2 prima, e un grande triennio poi  depongano a favore dello staff e di chi decide.

Non necessariamente ci sarà l’happy ending, si intenda, ma darli per spacciati dopo aver perso a Milano e Venezia, e quindi sostanzialmente giudicandoli sull’unica partita “alla portata”, gettando addosso la croce per aver iniziato disastrosamente in casa contro Varese, mi pare un goccietto too much. Se non ricordo male un paio di anni fa una stagione iniziata con una salata inumana in casa da Treviso si concluse solo in finale di playoff, quindi calma e sangue freddo.

2. Sempre a proposito di campionato di serie A, arrivano rispetto allo scorso anno Messina, il Chacho e Scola a Milano, nonché Teodosic in Virtus.

Troppo frettolosamente, come fa notare Maestro Lele, i soliti geni del crimine parlano di pallacanestro italiana che torna a star Bene..

MAH

Confesso di aver goduto come un riccio ieri a vedere il 44 della ‘vu nera’ impersonare Pitagora e spiegare pallacanestro, mi ha indubbiamente esaltato l’inizio del Chacho (pregasi rivedere la palla battuta a terra in contropiede contro pall.ts) o Scola che scrive 13+7+7 in 21 minuti all’esordio. Però, tolto Rodriguez dall’equazione siamo a un 39 enne che scende dall’aereo, si allena e gioca 28 minuti nell’opening night di Eurolega e di un giocatore che viene da uno degli infortuni più odiosi che possa subire un cestista e che ieri è stato ampiamente gestito causa fiato.

Son fenomeni si intenda, ma un inizio così scintillante fa riflettere su quel  Bene, che si avvicina molto di più al B.E.N.E. di John in The Italian Job. Anche qui calma e sangue freddo, ma dovessero confermarsi così superiori, la nostra pallacanestro non ne uscirebbe benissimo.

Terzo e ultimo punto, invece, di ambientazione diversa: mi scuso perché tendo a essere ripetitivo ma nel prepararmi per una sorpresa che speriamo di svelarvi a breve,  mi sono rivisto negli ultimi 10 giorni molti spezzoni relativi alla nazionale che vinse a Francia 99 e a quella che fu bronzo in Svezia nel 2003 e si giocò la finale Olimpica (Scola in campo, n.d.a.) l’anno seguente, e se ne ricavano due osservazioni veloci veloci.

Rispetto a 15 anni fa al momento si pratica un’altro sport, la metà dei tiri presi dagli azzurri e dai lituani nella semifinale delle olimpiadi oggi non esisterebbero, se andiamo addirittura al confronto col 99, coi due tempi da venti e i 30 secondi veramente mi risulta difficile capire le pulsioni nostalgiche che affliggono molta gente. Non perché oggi si stia meglio o peggio eh, ma perché è il raffronto a non poter esistere, è come raffrontare pesche ed albicocche.

Seconda nota, Tanjevic vinse l’europeo del 1999 con Meneghin (2.01?) per larghissimi tratti Playmaker, battendo i Serbomontenegrini in semifinale che causa gli infortuni di Djordievic e Obradovic per lunghi minuti si affidavano in regia a Bodiroga; sembrava che la pallalcesto andasse verso quella direzione, con quintetti lunghi. Nonostante nello stesso anno, mosche bianche, Tyus Edney trascinava lo Zalgiris sul tetto d’Europa e Pozzecco Varese alla stella.  Oggi viviamo bombardati dalla perimetralità, dalle spaziature eccetera, e non sembra esserci altra via.

Ma sarà mica che il nostro splendido gioco è in continua evoluzione, e si presta poco a categorizzazioni e a “Vie Giuste”? Dio Benedica un gioco che in 20 anni evolve così tanto, e rimane giovane.

P.s. due eventi come quelli che hanno colpito la città di Trieste nell’ultima settimana colpiscono al cuore. Per quanto riguarda i due ragazzi caduti nell’adempimento del loro dovere già troppa gente ha fatto parlare l’emotività, preferisco il rispettoso silenzio e il cordoglio. Quanto a Sveva e alla sua meravigliosa famiglia, l’applauso ha detto tutto.

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