“…. Abbiamo amici che neanche sappiamo
Che finché va bene ci leccano il culo
E poi abbiamo casse di Maalox
Per pettinarci lo stomaco
[..]E poi abbiamo chi ci da il voto
Ci vuol spiegare come si fa
[…]E ce l’abbiamo qualche speranza
Forse qualcuno ci ricorderà
Non solamente per le canzoni
Per le parole e la musica “
L. Ligabue – Tra Palco e Realtà.
Ben trovati
Oggi puntata speciale di Carta Bianca, anzi in tutta onestà non saprei nemmeno se definirla così, o semplice sfogo, ma fatto sta che prenderò le mosse non dalla classica citazione cinematografica (ah a proposito, non mi spiego l’entusiasmo per Joker, film mediocre che vive solo di e per l’intepretazione “prenoto l’oscar” di Phoenix) ma da un testo di Ligabue.
Nel Weekend del 15 Novembre, nella splendida Cornice di Villa Cagnola a Gazzada Schianno, vicino Varese, si è tenuta la Convention annuale del circuito PSG, unico circuito di tornei in italia, che ha scollinato le 20 edizioni.
E’ stata la mia prima partecipazione, due belle giornate di confronto e crescita con alcune delle migliori teste che il minibasket italiano abbia sfornato negli ultimi 30 anni e che guarda caso sono tutti o quasi fuori dalla FIP, ma non per questo sono meno #PortatoriSaniDiMinibasket, secondo il felice hashtag di Peppe Fusco.
Mi vorrei focalizzare sul pensiero del vicepresidente Gianni Chiapparo, uno che la storia della pallacanestro l’ha fatta per davvero, e che ha espresso un concetto/consiglio stupendo “Se e quando vi sentite stanchi e demotivati andate a fare la vostra ora in palestra coi bambini, loro vi ricaricano!”
Mi ha fatto pensare Gianni, come sempre succede quando mi rapporto ai Maestri, e mi ha fatto in special modo concludere che l’istruttore minibasket non è poi così diverso, sul piano emozionale, dalla Rockstar della canzone di Ligabue: anche noi abbiamo “Fame” , di quella fame, che il vostro urlo ci regalerà”, l’urlo dei bambini, il loro entusiasmo, il loro innamorarsi del nostro bellissimo gioco sono e devono essere il motore che ci porta il campo, se quella fame non c’è più meglio dedicarsi ad altro.
Altra analogia, se le ROCK STAR hanno gli amici che finchè va bene gli leccano il c**o, noi abbiamo i genitori, quelli che “sei il migliore” e che poi ti schivano per non salutarti se le cose non sono andate secondo i, suoi, piani.
Son quelli che ci danno il voto, ci voglion spiegare come si fa. e che ci generano una necessità di casse di Maalox per pettinarci lo stomaco.
E poi Anche Noi abbiamo qualcuno che ci porta fino alla prossima città, al prossimo torneo, ma anche più semplicemente al prossimo gruppo, dopo aver lasciato il precedente, e allora ci rimettiamo davanti al nostro microfono, che qualche cosa succederà: con ogni gruppo abbiamo sentimenti, rapporti ed esperienze diverse e nuove, in comune c’è solo la malinconia al momento dei saluti, vedendoli diventare grandi.
Ma anche qui, come le Rockstar, ce l’abbiamo qualche speranza, forse qualcuno ci ricorderà, non solamente, per il palleggio, per il passaggio o l’entrata: e allora sapremo di aver fatto un buon lavoro, e torneremo in palestra, a respirare la stessa adrenalina che ai cantanti da il palco scenico.

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