E voi, massa di pecoroni invigliacchiti, sempre pronti a inginocchiarvi, a chinare la testa davanti ai potenti! 
– Don Bastiano – Il Marchese del Grillo- 
 
Ben Trovati!
Sgombriamo il campo da equivoci in apertura,  Alla Bomba di Tedosic sono saltato per aria dandomi ad inequivocabili scene di Hooliganismo domestico tipo Fantozzi: vi sembrerò Apolide ma al cuor non si comanda, e all’ammirazione per i talenti ancora meno, quindi ho goduto come un Ricci(o).
Sento fioccare critiche su Dalmasson, cosa che mi pare del tutto ingenerosa, i soldi son quelli che sono, le squadra è stata costruita così, ma la salvezza è ancora molto molto probabile secondo me.
Spero che tra voi non ci sia qualche ipocrità che protesta per il fallo subito dal 44 a fine regolamentari: chiamasi credibilità, la stessa che ha portato Pallacanestro Trieste nella sua galoppata verso l’A1 ad ottenere, specie in casa, molti fischi “Borderline”. oggi a me, domani a te, e tutti felici.
Archiviata questa digressione veniamo all’argomento caldo dell’ultimo periodo, l’istruttore di vicino Varese, del “Canton Luino” come direbbe il Prof Pinelli,  colpito da un pugno al volto da un genitore.
Ora: la mia solidarietà nei confronti del ragazzo, che per altro ho qualche volta incrociato sui campi, è la più totale del mondo.
Sono però ampiamente schifato dalla levata ipocrita di scudi del solito popolo di pecoroni social, sempre pronto a chinare il capo davanti al sentimento comune non ragionando col la propria testa.
Tutti pronti a sbattere il mostro in prima pagina, tutti pronti a puntare il dito, e ci mancherebbe pure, ma non stigmatizzando il gesto in sè, bensì costruendoci sopra un’impalcatura teorica senza capo nè coda.
Mi spiego:
Per il gesto compiuto da quel supereroe c’è una definizione chiara, sono lesioni personali a norma dell’articolo 582 del codice penale, è un gesto criminale. CRI-MI-NA-LE.
Il problema è Voler collegare un gesto folle alla mancanza di cultura sportiva, ai genitori che non stanno al loro posto, a società che non tutelano chi va in palestra, eccetera.
Tutti contriti per il fatto e sicuri che sia la mancanza di cultura sportiva, esacerbando gli animi, a provocare un fatto simile.
Umilmente mi permetto di dire: MA NEMMENO PER SOGNO.
Se una persona perchè viene ripresa alza le mani, questo con la cultura sportiva c’entra poco, c’entra con un mastodontico problema di gestione della rabbia, che si può palesare in palestra, al semaforo come all’Ikea, basta una scintilla a scatenarlo. Lo dico consapevole di essere un po’ estremo, ma un istruttore che ci crede, che ama quello che fa, sta forse più male quando un genitore pretendendo di sapere tutto, lo scorso anno un fenomeno mi ha detto “Io per motivi lavorativi non vedo molte partite ma..”, interrompe il tuo lavoro, in cui tu dai l’anima, portando via il bambino a metà stagione “per la sua crescita”  che per un pugno: questo è un gesto squilibrato, quello è un volontario comportamento che prende il tuo operato, la tua anima, e la getta in terra, condito da ignoranza e presunzione.
Ignoranza e Presunzione, off course, che come maledette metastasi ormai occupano sempre più spazio nel paese, sotto ogni aspetto, specie quello sportivoeducativo.
Dovremmo tutti pensarci ed analizzare il nostro modo di porci, ma è maledettamente più facile contrirci per la mancanza di cultura sportiva in questo paese perchè un ragazzo ha preso un pugno, condividere il post magari con qualche bella faccina piangente,sentendoci tutti diversi e migliori di quel genitore perchè “Io non alzerei mai le mani”, per poi tornare sereni tra 10 giorni dare del Coglione a un ragazzino di 14 anni che fischia i coetanei o giù di la, a dire e pensare, davanti al proprio figlio magari, che il suo istruttore o il suo insengnate non lo capiscono e avanti così.
Chiudo suggerendovi di trovare il post pubblicato dalla moglie dell’autore del gesto, che lamenta la gogna ed il disagio psicologico provato da lei e da i figli, segnati a dito come “La famiglia di Quello” da persone che poi sui social magari fanno i moralizzatori.
La mia formazione e il mio sentire mi rendono un garantista convinto, anzi arci convinto, e un sostenitore senza se e senza ma della finalità rieducativa della pena (articolo 27 della Costituzione, ogni tanto leggiamola): ciò mi porta a credere che quel signore che ha tirato il pugno, con un bel percorso di recupero fatto di sanzione penale e, se sarà il caso, di uno specialista che lo aiuti a gestire la rabbia, saprà negli anni redimersi ed essere un uomo diverso e migliore; non altrettanto positiva è la mia prognosi su chi addita i suoi figli: un criminale si rieduca, un idiota no.
Alla Prossima

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